MUSICA E PAESAGGI
Musica e paesaggi
Villa Medici Giuilini editore, Briosco, 2024
Villa Medici Giuilini editore, Briosco, 2024
Skirà, 2023
La mostra “All’ombra di Canaletto. Paesaggi e capricciose invenzioni del Settecento veneziano” rappresenta, sotto molti punti di vista, un’esperienza espositiva assolutamente nuova. Non ci riferiamo all’ambito d’interesse, poichè il secolo d’oro della Serenissima viene considerato uno dei capitoli della storia dell’arte più apprezzati nel mondo, quanto, piuttosto, per l’approccio al tema.
La velleità che muove Federica Spadotto, curatrice e specialista internazionale della materia, è, infatti, quella di condividere con il pubblico lo spirito di un’epoca, espresso attraverso i dipinti, dove i committenti vedevano rispecchiarsi i propri valori, insieme a sensazioni e ricordi.
Se le vedute erano i souvenir che i gentiluomini stranieri si riportavano a casa dal Grand Tour, i paesaggi ed i capricci rappresentavano i soggetti più ambiti della nobiltà veneziana, che li custodiva nelle proprie dimore.
Dagli esordi del XVIII secolo sino al crepuscolo della Serenissima, la mostra passa in rassegna la nascita e lo sviluppo dei generi più alla moda nella Venezia settecentesca rappresentati da capolavori dei grandi maestri, tra cui Francesco Zuccarelli, Luca Carlevarijs, il Canaletto e Francesco Guardi.
Sarà l’occasione per presentare dipinti mai esposti prima d’ora, oltre a riunire un numero significativo di esemplari confezionati da attori del palcoscenico lagunare ancora poco noti al grande pubblico, come Giovan Battista Cimaroli e Giacomo Guardi, che con le loro tele hanno fissato nella memoria figurativa l’anima di Venezia, sospesa tra vita e sogno. Questi ultimi elementi costituiscono il nucleo semantico dell’evento, che illustra il loro intrecciarsi, con la prevalenza dell’una o dell’altro, in specifiche sezioni tematiche, all’insegna di un’esperienza immersiva, ovvero volta ad entrare nelle corde emozionali dell’epoca.
A fare da sottofondo è la campagna veneta, interpretata da ciascun maestro a proprio modo, passando dalla verosimiglianza al gusto visionario; dalla cronaca all’elegia; dal racconto alla fiaba. Lo stesso accade ai personaggi che la popolano, la cui identità oscilla tra le creature virgiliane ed il fumetto, con esiti di straordinaria modernità.
Ne sortisce un percorso emozionale alla riscoperta delle radici culturali veneziane viste “all’ombra” dei propri simboli, bensì all’interno delle private stanze.
Cierre Grafica, 2021
In questo volume Federica Spadotto, storica dell’arte specializzata in pittura veneziana settecentesca, illustra il palcoscenico pittorico della Serenissima nel XVIII secolo focalizzando l’attenzione sui “fruitori” dell’opera d’arte.
Questi ultimi non vanno intesi come i committenti istituzionali o i collezionisti desiderosi di arricchire ambiziose raccolte, bensì i membri dell’upper class lagunare -e non solo- che sceglievano determinati temi legati ad altrettanto determinati generi pittorici per abbellire le “private stanze” delle loro dimore.
Attraverso capolavori museali ed opere inedite di grande interesse l’autrice passa in rassegna il gusto contemporaneo, orientato a ricercare nei generi del paesaggio, della veduta e del capriccio una sorta di metafora esistenziale destinata a divenire riflessione sul proprio tempo. Tale riflessione valica, inoltre, i confini della pittura figurista, dove gli eroi della mitologia o gli emblemi del cristianesimo condividono con lo spettatore stati d’animo, imperfezioni e fragilità, instaurando una straordinaria empatia.
Insieme alle primedonne -Canaletto, Francesco Zuccarelli e Giambattista Tiepolo- chiamate a narrare un ricchissimo universo emotivo attraverso una raffinata rilettura della storia, del mito della religione, sfilano personalità minori, spesso trascurate, che in questa sede trovano l’occasione di ritagliarsi un posto al sole nell’abbacinante atmosfera marciana. A costoro spetta il merito di tradurre in dialetto veneto il magniloquente linguaggio del mondo classico rivissuto in favole letterarie o immerso in ritagli campestri, scorci urbani, capricci e vedute immaginarie.
Ne sortisce un composito ritratto della “venezianità”, che si va delineando attraverso il continuo dialogo con le mode del momento ed il contesto politico: dalle suggestioni nordiche al vezzoso rococò; dalle “magnifiche sorti” della Repubblica al crepuscolo del secolo d’oro osservato all’ombra del leone.
Edizioni dei Soncino, 2019
Il volume, realizzato grazie al sostegno della Fondazione Gabriele e Anna Braglia di Lugano, rappresenta il primo studio monografico su Giacomo Guardi (Venezia, 1764-1835), figlio ed allievo di Francesco, che ne traghettò l’eredità artistica in seno al nuovo secolo.
Oltre a prendere in esame la figura del più giovane maestro in rapporto alla produzione paterna, ne viene ricostruita la biografia pittorica attraverso un puntuale confronto con il contesto veneziano contemporaneo.
Seguono le schede di catalogo, con la pubblicazione di fondamentali dipinti inediti e la puntuale disamina dei numerosissimi saggi grafici – suddivisi in disegni e gouaches -, molti dei quali resi noti per la prima volta in questa sede, per un totale di oltre 700 esemplari. Alcuni di essi vengono assegnati a Giacomo dopo una lunga storia attributiva legata a Francesco, illuminando una figura cardine della delicata fase di passaggio tra l’eredità del secolo d’oro ed il realismo ottocentesco.
Cierregrafica, 2018
L’opera illustra il mercato pittorico a Venezia nel Settecento. Per la prima volta l’attenzione critica si sposta dai grandi collezionisti alle dinamiche commerciali vere e proprie, che coinvolgevano gli stessi artisti, oltre a intermediari, diplomatici ed i cosiddetti “bottegheri da quadri”. Questi ultimi, titolari di negozi/laboratori per la vendita di dipinti al dettaglio, decreteranno, insieme a figure come il Console Smith o John Strange -di cui è resa nota l’inedita corrispondenza con l’intendente veneziano Giovanni Maria Sasso-, le sorti di Michele Marieschi, Canaletto, Francesco Guardi e molti protagonisti del paesaggio e della veduta, ovvero i generi che hanno reso celeberrima la città marciana nel suo secolo d’oro. Tra aneddoti, riflessioni e documenti, i dipinti sfilano ad illustrare uno scenario dai risvolti inaspettati, dove luci e ombre del mercato lagunare divengono metafora del nostro tempo.
in “Scritti in onore di Filippo Pedrocco. Bollettino dei Musei Civici Veneziani”, III serie, 9-10.2014/15, pp.95-103
Minelliana, Rovigo, 2014
ISBN 9788865660508
per info e prenotazioni: paesaggistiveneti700@gmail.com
Da Francesco Aviani (Vicenza, 1662/63-1715) a Giuseppe Bernardino Bison (Palmanova, 1762-Milano, 1844), il volume si propone, per la prima volta, d’illustrare la genesi e lo sviluppo del paesaggio in Veneto, cui segue la definizione critica dei suoi interpreti nel secolo d’oro della Serenissima. Viene infatti strutturato un esauriente profilo biografico di ventitré personalità, oltre ad un ricco compendio di opere, in gran parte inedite, tese ad illustrare la maniera di ogni singolo pittore e lo svolgersi della propria biografia artistica.
Oltre ai nomi più noti, come Francesco Zuccarelli (di cui l’autrice ha pubblicato la monografia nel 2007), Marco Ricci, Giuseppe Zais, emergeranno dall’oblio figure inedite (Il pensionante zaisiano), quasi del tutto ignote alla storia dell’arte (Flaminio Grapinelli, Francesco Maggiotto) oppure conosciute in altri versanti (Antonio Visentini) o trascurate in virtù dell’appartenenza geografica (Domenico Pecchio, Tomaso Porta).
Grazie a fondamentali «scoperte», si potranno inoltre definire i profili talvolta ancora sfumati di quei pittori dediti al genere campestre nei territori marciani durante il XVIII secolo, epurandone il corpus da opere di emuli, seguaci ed imitatori. A fare da cornice ai maestri presi singolarmente in esame nei rispettivi capitoli, giunge un affascinante affresco della società contemporanea: sia veneziana, sia afferente agli altri capoluoghi gravitanti sul leone di San Marco, con particolare attenzione ai meccanismi del mercato ed alle specificità fisiologiche della rispettiva committenza.
Ne sortisce un complesso mosaico di dialoghi, echi, suggestioni più o meno evidenti tra culture e modelli di riferimento in un ambiente spesso molto lontano dalle luci della ribalta: a tratti spietato, a tratti boccaccesco, come rivelano alcuni curiosi aneddoti sui pittori presi in esame.
Francesco Aviani, Giuseppe Bernardino Bison, Pietro Brancaleone, Luca Carlevarijs, Giovan Battista Cimaroli, Antonio Diziani, Gaspare Diziani, Flaminio Grapinelli, Francesco Guardi, Il pensionante zaisiano, Francesco Maggiotto, Antonio Marini, Domenico Pecchio, Bartolomeo Pedon, Andrea Porta, Tomaso Porta, Marco Ricci, Antonio Stom, Andrea Urbani, Antonio Visentini, Gaetano Zais, Giuseppe Zais, Francesco Zuccarelli
Cierre Grafica, Verona, 2013
76 pagine, ill.
ISBN 9788895351872
Il volume, nato per presentare il ciclo di sei vedute di soggetto gardesano in collezione Inga-Sigurtà, si propone di indagare il profilo artistico di Tomaso Porta all’interno del retroterra culturale veronese. Da tale premessa sortisce un’ampia disanima sul noto paesaggista prestato alla veduta, in costante dialogo con i maggiori protagonisti del palcoscenico lagunare, ma allo stesso tempo appassionato poeta della «santa agricoltura» con l’alfabeto della luce e del colore.
Catalogo della mostra, Budapest, Museum of Fine Arts.
Francesco Zuccarelli